






Proseguendo lungo la strada vicinale “Saette”, a poche centinaia di metri da Casina la Lella, direzione sud, si trova la “Casina li Reni”, giungendo a questa dal tratturo che si innesta alla vicinale.
Le prime notizie storiche le apprendiamo consultando alcuni libri di storia locale, e risalgono alla fine del ‘500, per poi proseguire nel secolo successivo, quando la casina apparteneva alla nobile famiglia Trojani venuta da Eboli. Alla fine del ‘600, passò al monastero delle Benedettine di Manduria come dote monacale di Donna Ursula Trojani. Nel 1869, fu acquistata da Sir James Lacaita, patriota e insigne uomo di lettere, baronetto inglese per volere della regina Vittoria e senatore del Regno d’Italia, di origine manduriana. Qualche decennio più tardi, la Casina fu acquistata dal barone Francesco Selvaggi di Martina Franca con la moglie Fiorilla Arnò, nipote di Sir James. Quindi passò al loro figlio Eugenio, illustre umanista e letterato che, insieme ai figli Franco e Nicola la trasformò in azienda agricola per la coltivazione e produzione del famoso Primitivo di Manduria sin dagli anni ’30 del secolo scorso. Nel 1980 Francesco Selvaggi, figlio di Nicola, vi si insediò un conosciuto laboratorio per la lavorazione del vetro artistico.
Nella carta d’Italia dell’Istituto Geografico Militare del 1882, compare con il toponimo “Reni”, mentre nella successiva, sempre redatta a cura dell’Istituto Geografico Militare nel 1948, con il toponimo “Cas. Le Reni”.
Dal tratturo privato, si giunge alla casina, costituita da un fabbricato che con il muro di cinta su tre lati, racchiude una corte interna.
Il fabbricato, disposto in senso nord – sud, con alcuni ambienti verso est, si sviluppa al piano terra, con alcuni ambienti al piano superiore.
Le facciate del fabbricato, si presentano a faccia a vista, prive cioè di intonaco o tinteggiatura a calce. Particolare attenzione merita sia la parte che si eleva al piano superiore, che termina verso l’alto con una graziosa merlatura, così come il muro di cinta, realizzato in blocchi di tufo locale.
Il portale di ingresso alla corte interna è sul lato nord, mentre sul lato destro, alcuni contrafforti esterni angolari, bilanciano la spinta delle volte del pianterreno. Le ampie aperture degli ambienti al pianterreno verso l’area a corte interna, sono tutti ad arco ogivale. Alle pareti, alcune piante rampicanti hanno fissa dimora, così come sul muro di cinta.
Poco distante dal fabbricato, in direzione nord-ovest, si può ancora osservare l’ara perle operazioni di pulizia dei cereali, non a forma circolare, come altre presenti in alcune masserie, bensì a forma rettangolare, delimitata da un cordolo intervallato da elementi dritti.
La nostra visita termina con una breve sosta alla cisterna interrata che si scorge oltre la strada vicinale, nel terreno recintato da un muretto a secco.
Coordinate GPS
Lat. 40° 22’ 32.0” N
Long. 17° 40’ 1.2” E
Per arrivarci:
Si percorre la SP 359 (già SS 174) Manduria – Avetrana per circa 2 km, sino all’incrocio con la strada vicinale Saette. La Casina è a circa 200 mt dall’incrocio, sulla destra.
Emilio Distratis
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